La storia di Maria, raccontata da un educatore di Vivi Basket, parte del progetto Spor for All, è un esempio concreto di come lo Sport può rendere protagonisti positivi della propria vita.
“Maria è con Vivi Basket da quando aveva 8 anni. Da subito saltò agli occhi per la sua vitalità, non si fermava mai. Si confrontava con i più grandi, maschi e femmine, senza problemi, anche al ritorno in palestra dopo la pandemia, non aveva perso le sue caratteristiche. Il primo giorno ci abbracciò tutti ed esordì così: “Non ne potevo più di stare senza basket”.
Stesso sorriso, voglia di correre e di giocare, la vera differenza nell’ultimo periodo è che stava crescendo non era più una bambina ma un’adolescente. Proprio l’anno scorso iniziò a relazionarsi con noi diversamente, capitò che zittì in modo brusco una compagna che parlava della sua famiglia e poco dopo un lampo di tristezza passò nei suoi occhi.
Finito l’allenamento le chiesi come era composta la sua famiglia e lei senza alcuna incertezza iniziò a raccontarmi: “mio padre è…” e fece il gesto della mano aperta davanti alla faccia (era in carcere), “mio fratello più grande…” e ripeté il gesto precedente, “l’altro mio fratello studia a Padova e il compagno di mia madre lavora qui a Napoli. Mia mamma è questa…” e me la presentò!
La mamma viene sempre agli allenamenti ed ogni tanto, quando si libera dal lavoro, viene anche il compagno. Fui sorpresa, e mi resi conto della difficoltà affrontate da Maria a livello relazionale-familiare, contemporaneamente mi colpì l’assoluta apparente tranquillità nel raccontarmi tutto.
Maria parla sistematicamente in dialetto, pur essendo capace di parlare perfettamente in italiano, il nostro intervento è stato di incentivare i compagni a parlarle in italiano. La realtà è che c’è in lei una sorta di pigrizia a fare le cose che non gradisce, pur essendo una ragazza intelligente, solo quando viene stimolata fa tutto.
Agonista incredibile, si arrabbia se le cose non vanno come lei vorrebbe, gli interventi dell’istruttore sono proprio sulla relazione nel gioco con i compagni.
A dicembre ho saputo che andava male a scuola, per una forma di ribellione verso il sistema scolastico, ho scoperto che per aiutarla a organizzarsi le hanno affiancato una insegnante, e la sua paura è che, terminando le medie, possa perdere questa persona con cui lei trova certezze e serenità.
“Per me la pallacanestro è tutto, mi piace correre con la palla, fare canestro ma soprattutto vincere!” dice Maria. Con le educatrici dell’Orsa Maggiore, con cui collaboriamo nei nostri progetti e grazie al supporto di Fondazione Milan, abbiamo iniziato un percorso di crescita attraverso lo sport per stimolarla e per renderla autonoma. Da allora viene a raccontarci ogni successo scolastico. La famiglia attuale la sostiene ma è chiaro che affrontare contemporaneamente scuola e adolescenza non è semplice.
Il basket per lei è importantissimo, è uno strumento importante di crescita, stiamo lavorando proprio sulla fiducia in sé stessa, nelle cose più semplici, nella relazione con i compagni, anche tra i più grandi, che la seguono ipnotizzati dalla sua energia, ma soprattutto nel rispetto delle regole.
Per Maria le regole vanno rispettate a seconda di chi le propone, le reazioni di ribellione sono frequenti e vanno gestite con un rapporto diretto in cui si prova a farle capire ciò che succede e che la sua reazione non deve essere violenta”.
Fondazione Milan si impegna a donare una possibilità di riscatto a tanti giovani che, per differenti motivi, rischiano di rimanere isolati e perdersi in fasi delicate della vita come l’adolescenza. Lo sport interviene quindi come strumento di cambiamento per aiutare i giovani, come Maria, che affrontano momenti difficili nel loro percorso di crescita.
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